Rocco Hunt è tornato sul palco di Sanremo con un brano che omaggia la sua terra d’origine, ma non ne vuole essere il simbolo: il rifiuto.
Dopo ben nove anni dal suo debutto al Festival di Sanremo, Rocco Hunt torna sul palco con la stessa energia e gli stessi valori che vuole trasmettere al suo pubblico. Per lui, ‘Mille volte ancora’ non è solo una canzone, ma, come afferma in conferenza stampa, “un manifesto in un momento storico difficile per la mia bellissima terra, che mi ha dato poche possibilità e dove c’è stata una mattanza di ragazzi che hanno perso la vita per una banalità”.
![Rocco Hunt](https://www.architetturaecritica.it/wp-content/uploads/2025/02/Rocco-Hunt-architetturaecritica.it-12022025.jpg)
E questo concetto oggi pesa ancora di più: è il suo primo Festival di Sanremo da papà, motivo per cui sente ancora più forte la responsabilità di ciò che racconta. Parla del presente per migliorare il futuro, con parole toccanti che lo riportano alla sua infanzia, quando non c’erano soldi e tutto ciò che vedeva lo trasformava in musica. Il successo gli ha aperto strade che avrebbero potuto cambiarlo, ma ha scelto di rimanere fedele a se stesso, rifiutando ciò che non gli apparteneva.
Rocco Hunt e il rifiuto: la sua scelta
Rocco ha sempre parlato della sua infanzia senza vergogna né ostentazione, ma con un’umiltà e un orgoglio che traspaiono in ogni parola. Come raccontò a Portdelsud.it: “Sono cresciuto in una stanzetta con la muffa alle pareti. La casa era umida, specie d’inverno, ma non c’erano i soldi per chiamare il pittore e togliere le macchie. Però le canzoni più belle le ho scritte lì, anche Nu juorno buono. Avevo fame di vita, di emozioni, di conoscenze”.
![Rocco Hunt da ragazzino](https://www.architetturaecritica.it/wp-content/uploads/2025/02/Rocco-Hunt-architetturaecritica.it-12022025-1.jpg)
Ricorda ancora quando il padre, vedendolo provare le mosse da rapper, guardò il santino di Padre Pio e disse: “Padreppìo, aiutalo tu”. Oggi la sua carriera parla per lui, e non ha mai voluto rinunciare alla musica in dialetto, spesso ricordando il suo maestro, Pino Daniele.
Eppure, quando gli chiesero di cantare l’inno del Napoli, si rifiutò, lasciando tutti perplessi. Non si sentiva la persona giusta per quel ruolo e temeva che una scelta del genere strumentalizzasse l’identità napoletana, che, sebbene gli venga attribuita, non gli appartiene del tutto. Nella stessa intervista spiegò: “Sarebbe stato un grandissimo onore, ma era più giusto che lo facesse un napoletano doc, che se lo sente sulla pelle”. Rocco Hunt è nato a Salerno il 21 novembre 1994 ed è cresciuto nel quartiere Pastena.